Firenze 7 dicembre 2005
Presentazione libro di Rodolfo Ridolfi
Mercoledì 7 dicembre, al Gran Caffè Storico letterario Giubbe Rosse di Firenze, è stato presentato il libro di Rodolfo Ridolfi “Per l’amor dei poeti o principessa dei sogni segreti”- appunti su Dino Campana con prefazione di Christophe Mileschi, professore di letteratura italiana contemporanea, all’Università Stendhal di Grenoble , autore di libri critici su Dino Campana e di una pregevole traduzione in francese dei Canti Orfici. Mileschi fa parte del Comitato Scientifico del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini che edita il libro di Ridolfi. Centododici pagine arricchite dalla riproduzione in bianco e nero di alcune opere artistiche su Dino Campana. In copertina l’omaggio a Dino Campana del pittore naif Francesco Galeotti e nell’aletta destra “Marradi” un dipinto di un altro importante artista marradese, Enrico Visani. Nei ventidue capitoli Ridolfi svolge il suo percorso campaniano inseguendo il suo obbiettivo che, come afferma nell’ introduzione, è quello “ di aggiungere qualcosa di autentico sul piano critico e di vero su quello più semplicemente biografico. Lo studio e la ricerca sull’appassionante vicenda letteraria ed umana del grande poeta di Marradi è infine il tentativo di ricordare come nella dimensione universale che la poesia di Dino Campana ha raggiunto, un po’ del suo sangue sia rimasto lassù, fra le rocce di Marradi, mescolandosi, idealmente, a quello dei suoi concittadini.” Ridolfi affronta i temi del rapporto fra Campana ed il contesto ideologico, indaga sull’influenza della poesia di Whitman, di Leopardi e di Satta su Campana, sui suoi rapporti con i futuristi, con la pittura, la scultura la musica ed il cinema. Rende omaggio a Luigi Bandini ed ai quarantaquattro sottoscrittori marradesi che consentirono nel 1914 la pubblicazione dei Canti Orfici e ricorda il suo amico Enrico Consolini Sindaco e poeta, grande conoscitore e appassionato di Campana. Ripercorre luoghi e vicende campaniane: Faenza, Genova, Bologna, Firenze; lo smarrimento ed il ritrovamento del manoscritto “Il più lungo giorno” i rapporti di Dino Campana con la divisa e la tormentata odissea della sepoltura. Mileschi nella prefazione afferma: “…i lavori critici come questo di Rodolfo Ridolfi continuano a dimostrare che Campana, come poeta, era quanto mai consapevole del contesto in cui scriveva….Ben lungi dall’essere sceso impreparato dalle sue montagne, Campana si inseriva in realtà, prima di tutti gli altri, nel concerto della poesia e del pensiero mondiale, parlando a noi della nostra condizione errabonda, cantando la nostalgia infinita della notte chiomata di muti canti, pallido amor degli erranti”