Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini”
Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Marradi 21 agosto 2004
Nella suggestiva “Corte delle Domenicane”, davanti ad un numerosissimo pubblico di studiosi e appassionati campaniani convenuti da tutt’Italia, si è svolto il 20 agosto scorso l’annuale omaggio a Dino Campana con la presentazione della ristampa dei, ”Canti Orfici”, edizione tipografia Francesco Ravagli 1914 con le correzioni tratte dalle bozze di stampa donate da Campana a Toschi. La ristampa dell’anastatica è del Centro Studi e contiene in premessa i contributi critici di Pedro Luis Ladrón de Guevara, Paolo Berruti, Christophe Mileschi, Luigi Bonaffini Fiorenza Ceragioli e Rodolfo Ridolfi.
Dopo il saluto del sindaco di Marradi Graziano Fabbri, il Presidente Rodolfo Ridolfi, nella sua prolusione ha ricordato fra l’altro: “… la notizia che vuole Dino Campana nei primi otto mesi del 1904 presso l’ Accademia Militare di Modena è infondata ed inequivocabilmente smentita dai dati del Registro di Leva del Distretto militare di Firenze, “anno 1885″ e da altri documenti che dimostrano. come il poeta non frequentò l’ Accademia militare e non pensò mai di diventare ufficiale superiore in servizio permanente. Una comunicazione del Distretto militare di Firenze, del 18 dicembre 1903, avvisava «il giovane Campana Dino ….. che la domanda da lui inoltrata per l’ammissione nel plotone allievi Ufficiali del 40° Reggimento fanteria, di stanza in Ravenna, venne accolta favorevolmente e che dovrà trovarsi alla sede del reggimento stesso il giorno 4 Gennaio prossimo alle ore 9 ». Campana, questa è l’inconfutabile verità, fu dunque allievo ufficiale volontario a Ravenna.”
Giovanna Capucci, ha svolto un interessante ed originale profilo di Sibilla Aleramo concentrando il suo intervento sul Diario della scrittrice;
Fiorenza Ceragioli, una delle più autorevoli studiose campaniste nel suo intervento ha detto:” I Canti Orfici sono continuamente segnati dalla profonda partecipazione di Campana al mondo dell’arte che lo ha preceduto. Inutile ricordare qui i riferimenti, alcuni dichiarati esplicitamente dal poeta, altri che si rivelano ad una più intima lettura.
La comunione con la letteratura che lo precede si rivela, ad esempio esempio, anche con quanto scrisse a Binazzi da Castel Pulci nel 1930:
Credo mi avessi consigliato allora a scrivere un altro libro ma il mio ideale
sarebbe stato di completarlo formandone un piccolo Faust con accordi
di situazione e di scorcio. Ora le forze mi vennero a mancare e non potei
offrire che una raccolta di effetti lirici qua e là lasciati a lo stato di natura.
Di tali “situazioni” e “scorci” restano tracce nella struttura e negli episodi degli Orfici. Inoltre il rapporto con il passato distingue la singolare ottica di Campana che, in rapida successione, accresce di un’antica immagine ogni creatura del presente. La creatura attuale, infatti, è generalmente rappresentata come appartenente ad un tipo fisico che si è venuto perpetuando nei secoli, oppure è rappresentata con preciso richiamo al personaggio dell’arte a cui il poeta la unisce. Così facendo egli intensifica il valore della prima, cioè l’attuale, e fa rivivere originalmente la seconda, che appartiene all’arte.”
Paolo Berruti, medico e psichiatra autore di studi su Campana ha affermato:
“La sua tormentata vita ci lascia in eredità anche due domande tormentose, ancora irrisolte : cosa sarebbe oggi Dino Campana letterariamente, senza la malattia mentale che nel successivo vissuto di molti ebbe un effetto romantico, e cosa avrebbe fatto e scritto se all’epoca ci fossero stati gli antibiotici (la penicillina giunse un decennio dopo, e avrebbe potuto vincere la sua mortale setticemia) e gli psicofarmaci (il primo neurolettico giunse due decenni dopo, e avrebbe potuto combattere la sua distruttiva psicosi).
Domande certo non oziose, ma purtroppo non utili ad anticipare i successi salvifici della Medicina. Così nulla potremo mai sapere di un diverso divenire per l’Ariosto, Van Gogh, Ligabue. Né, in altre patologie, per la peste di Laura, la nefropatia iperuricemica di Lorenzo il Magnifico, la “grandissima febbre” di Raffaello.
Tuttavia un nuovo approccio psicopatologico a Dino Campana può (pro)porsi partendo da due considerazioni freudiane. Nella prima, a sfondo empatico-umanistico, si dice che nessuno è “così grande da doversi vergognare di sottostare alle leggi che regolano con uguale rigore il fare normale e quello patologico (Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910). Nella seconda, a sfondo profetico-euristico, si scrive che “i poeti sono alleati preziosi, e la loro testimonianza deve esser presa in attenta considerazione giacché sono soliti sapere una quantità di cose tra cielo e terra che la nostra filosofia neppure sospetta”(I deliri e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen,1906).
La serata si è conclusa con un omaggio a Dino Campana affidato ad suggestivo intreccio di letture dai “Canti Orfici”di Mirna Gentilini e di melodie mirabilmente create dal sax del maestro Gianmaria Randi.
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