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LETTERATURA SAGGI, CRITICA

 14 giugno 2007

(94133) Ladròn de Guevara,Pedro Luis. Campana dal vivo. Scritti e tesimonianze sul poeta. Segnalibro / Testimonianze su Campana di Vincenzo Crescente. Nel volume Campana dal vivo*, Ladròn de Guevara raccoglie articoli e saggi dispersi non tanto per ricostruire una storia della critica campaniana ma per recuperare la “figura del poeta così com’era o almeno così come l’hanno visto coloro che l’hanno conosciuto”. L’appassionato conoscitore del poeta di Marradi (numerose le sue pubblicazioni sull’argomento) non si limita a compilare una ricca antologia di testi (esauriente ed attenta nella scelta dei nomi e nella descrizione dei vari momenti della fortuna critica dell’autore), ma tesse una fitta trama di commenti alle testimonianze, avvalorandola e approfondendola con citazioni da lettere e dichiarazioni degli amici e di studiosi della vita e dell’opera del poeta. Così è possibile rileggere le pagine della prima recensione ai Canti Orfici, pubblicata da Bino Binazzi sul finire del 1914 (quando ancora, sottolinea Ladròn de Guevara, “la leggenda non è nata”), gli articoli di nomi illustri della critica letteraria italiana (Boine, Cecchi, De Robertis) accanto agli scritti di intellettuali oggi dimenticati (come Consiglio, Franchi, Toschi). Il volume si presenta infatti anche come affascinante riscoperta di interpreti della cultura del secolo scorso oltre che di giornali e riviste che animavano l’ambiente letterario ed artistico dell’epoca. Tra gli altri contributi raccolti, non privi di originali ed illuminanti suggestioni sono quelli dei pittori Giovanni Costetti e Filippo De Pisis. Nella sua premessa, Ladròn de Guevara si sofferma sull’importanza del rapporto della poesia campaniana con la pittura: ricorda l’accostamento che Montale e Sereni hanno fatto tra Campana e De Chirico e nota l’omonimia (Torre rossa) di due opere coeve degli artisti (un testo poetico del primo e un quadro del secondo, entrambi del 1913). “Coincidenza? Certamente no: conoscenza reciproca dell’opera”, commenta lo studioso. E nella sua prefazione, Rodolfo Ridolfi, Presidente del Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini”, osserva: “Il colore, la musica, l’arte materica sono palpabilmente presenti in Campana che li trasfigura in un simbolismo onirico ma nel contempo autenticamente vero”. Ladròn raccoglie anche le testimonianze di Sibilla Aleramo, che ha vissuto con il poeta un “rapporto appassionato e violento” e che ricorda Campana nelle sue opere e nei suoi carteggi. La scrittrice tornerà più volte sulla figura del suo “Orfeo folle”: lo studioso campaniano ne segue i passi, attento a cogliere “l’effetto dell’apparire e poi dell’offrirsi come autore: insomma la parusia fisica e poetica di Campana” (come sottolinea Mario Luzi nella presentazione al volume). Vibrante e commossa la lettera che Sibilla invia ad Angiolo Orvieto, chiedendogli aiuti concreti per il poeta amato (la lettera, pubblicata da Caterina Del Vivo sul “Vieusseux” del gennaio-aprile 1988, è qui riproposta a chiusura delle coinvolgenti pagine della scrittrice su Campana): “L’uomo ha trent’anni. L’errante, l’emigrante italiano, la manifestazione del nostro più violento, più sofferente, più libero genio. Che si ritrova italiano, nella più pura tradizione, fra le correnti mondiali. Credo lo saprete patire, e amare”. Presentazione di Mario Luzi, prefazione di Rodolfo Ridolfi. Reggello, FirenzeLibri Ed. 2006, cm.14,5×21, pp.332, br.con bandelle, cop.fig.a col. Fuori Collana. Euro 24.00