Musica, danza, teatro e ritrovamenti biografici per festeggiare il 130° compleanno di Dino Campana.
La ricorrenza del 20 agosto, 130° compleanno di Dino Campana, è stata festeggiata dal Centro Studi Campaniani di Marradi, che da 26 anni ne promuove la conoscenza e lo studio, con una serata a lui dedicata in cui non solo è stato affrontato il tema delle ombre che ancora oscurano la biografia del poeta, ma anche la sua poesia attraverso l’arte della danza, della musica e del teatro.
Per l’occasione Mirna Gentilini, presidente del Centro Studi Campaniani, ha introdotto la presentazione del libro dal titolo “Dino Campana Ritrovamenti biografici e appunti testuali” edito a Faenza da Carta Bianca nel 2014 , dando alcune notizie sull’autore, il prof. Stefano Drei, docente di italiano e latino al liceo Torricelli di Faenza, che da dieci anni si occupa della biografia e dell’opera di Campana che fu allievo di quel Liceo.
Come un detective ha scandagliato testimonianze e documenti nella difficile impresa di ricostruire la biografia di Campana definita “la più misteriosa e studiata di tutto il Novecento letterario italiano”, non solo perché Dino ha condotto una vita intensa e trasgressiva, ma perché effettivamente rimangono ancora dei lati oscuri: alcuni conseguenti ad aneddoti stravaganti che ancora continuano a circolare.
Nella prefazione al libro Gabriel Cacho Millet, grande studioso del poeta scrive che “rilevare le ombre che ancora oscurano la biografia di Dino Campana” è un obbligo d’amore” che Drei si è assunto e del quale dobbiamo dargli merito.
Tra la decina dei brevi saggi raccolti nel libro, il prof. Drei ha scelto di parlare della sua scoperta del falso Campana ritratto nella fotografia più diffusa del liceale del Torricelli , che ancora continua ad essere erroneamente utilizzata nei giornali e a girare in internet con il suo nome. Ha spiegato la motivazione della copertina del libro con la tempera di Romolo Liverani, “Il ponte delle torri ” che può avere ispirato al poeta l’incipit dei Canti Orfici ” Ricordo una vecchia città rossa di mura e turrita…” Ha elencato i suoi vari studi sulle esperienze faentine del poeta che lo hanno indotto a formulare la suggestiva ipotesi sull’origine del titolo “Canti Orfici”, scaturita nella mente del poeta dalla visione dell’insegna del bar faentino che da Orfeo prendeva nome. Senza entrare nel merito dell’ideazione del titolo, Mirna Gentilini Presidente del Centro Studi ha ribadito la sua convinzione che la scelta sia stata meditata, di totale immedesimazione nel mitico personaggio di Orfeo che ha la stessa tragica fine del poeta, sottolineata negli Orfici con la citazione a colophon da Walt Whitman “Erano tutti stracciati e coperti col sangue del fanciullo”.Ha anche aggiunto un tassello all’argomento ricordando che al termine orfico oltre alle fonti filosofiche e letterarie, Campana potrebbe essere giunto attraverso il suo amore per la pittura e in particolare alle sue conoscenze sul cubismo francese. Nel 1912 in occasione di una mostra a Berlino di Deleaunay, che tende a realizzare immagini tendenzialmente astratte attraverso rapporti ritmici fra luce, colore e movimento, Apollinaire usa per la prima volta il termine cubismo orfico. Dobbiamo tenere presente che il proposito di Campana era quello di creare una poesia “europea, musicale e colorita” come dice allo psichiatra Parriani ed inoltre che era molto attento alle idee che provenivano da olte Alpe.
Un’ulteriore testimonianza della varietà dei suoi interessi e della sua cultura ci viene da due recenti articoli su “Campana e la biblioteca di Ginevra” del prof. Alberto Petrucciani che ha rintracciato il nome del poeta nei registri della sala di lettura di quella biblioteca con i libri da lui richiesti. Anche se il periodo preso in esame è successivo alla pubblicazione degli Orfici testimonia le molte letture del poeta e l’aspetto plurilingue e pluriculturale di queste. Alcuni libri vengono chiesti più volte e quindi sono letti e riletti come Leaves of grass di Whitman che sappiamo aveva preso con sé come una sorta di talismano anche quando partì per L’America .
Dopo il saluto dell’Assessore alla cultura,Marzia Gentilini, che ha parlato del costituendo Parco letterario Campaniano, il programma è proseguito con la performance di Ivana Caffaratti, danzatrice e coreografa argentina, sul testo “Ambiente per un dramma” tratto dal Quaderno di Dino Campana e letto da Silvano Salvadori , Vicepresidente del Centro Studi,che ne ha anche spiegato il contenuto.
Alla bella interpretazione delle parole di Dino attraverso la danza ha fatto seguito il concerto di chitarre elettriche dal titolo ” Il giorno più lungo” con Amerigo Lancini, Alberto Zanini, Accursio Montalbano e le voci di Simone Garza e Modesto Messali ad opera di Collettivo Converso e Teatro Flauto Magico di Palazzolo sull’Olio ( Brescia).
Peccato che la fredda serata estiva abbia costretto molti spettatori a lasciare prima della fine uno spettacolo ben organizzato dove le voci si fondevano all’avvolgente ritmo musicale .
Mirna Gentilini (Presidente Centro Studi)